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Integratori alimentari: cosa sono e come utilizzarli correttamente

Quando si parla di integratori alimentari c’è sempre molta confusione. Succede un po’ come per l’ambito delle scienze alimentari o della farmacologia, chiunque ormai si sente in dovere di prescrivere una dieta. Suggerire un integratore o addirittura consigliare un farmaco e chiunque si accaparra il diritto di parola a prescindere dalle competenze professionali e dal grado di istruzione.

 

Indice

 

Cosa si intende per integratore alimentare?

Secondo l’art. 2 della DIRETTIVA 2002/46 della Commissione Europea, per integratori si intendono: “prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze che hanno un effetto nutritivo o fisiologico, come gli aminoacidi, gli acidi grassi essenziali, le fibre e gli estratti di origine vegetale, sia mono-composti che pluri-composti, in forme predosate”.

Questa normativa riporta un elenco di sostanze che possono essere impiegate per la produzione degli integratori alimentari. Ogni flacone, per legge, deve riportare l’assunzione giornaliera raccomandata con l’avvertenza di non superare tale dose. Non devono essere etichettati o pubblicizzati come prodotti capaci di prevenire o curare una malattia.

A cosa servono gli integratori alimentari?

Correggere le carenze nutrizionali

Per poter stabilire se un soggetto presenta una carenza nutrizionale bisogna effettuare i dovuti dosaggi ematici. Un deficit nutrizionale è a tutti gli effetti una diagnosi medica e di certo assumere un quantitativo indiscriminato di integratori nella speranza di assicurarsi una copertura completa non è una scelta saggia. Prendiamo come esempio le vitamine, è vero che una carenza di vitamine non si associa a uno stato di buona salute ma è altrettanto vero che un eccesso di vitamine è a tutti gli effetti un’intossicazione.

Mantenere un adeguato apporto di alcuni nutrienti

Il soggetto che segue una dieta vegana che potrebbe necessitare di un apporto esogeno aggiuntivo di vitamina B12 o vitamina D o di alcuni minerali come il Ferro. Chiaramente anche in questo caso l’integrazione non può avvenire per “partito preso”. E’ necessario eseguire un prelievo di sangue per valutare l’entità della carenza e agire di conseguenza.

Il soggetto che a causa di una patologia a carattere allergico o per una patologia intestinale, è costretto a seguire una dieta di esclusione e ricordo che ogni dieta di esclusione, se non ben condotta, aumenta il rischio di sviluppare una carenza nutrizionale.

Il soggetto sportivo, prendiamo come esempio il bodybuilder che in alcune specifiche fasi della preparazione agonistica deve assumere una quantità elevata di proteine a scapito di un apporto calorico ridotto. In questo caso potrebbe avere un senso valutare un’integrazione con proteine in polvere o aminoacidi essenziali.

Favorire specifiche funzioni fisiologiche

Il soggetto che sta assumendo un antibiotico per combattere un’infezione batterica. Il farmaco non fa distinzione tra batteri buoni e batteri cattivi e va quindi ad alterare anche la nostra flora batterica intestinale. In questo caso un’integrazione con pro-biotici e pre-biotici potrebbe essere molto utile per favorire le funzioni fisiologiche del microbiota intestinale.

Sempre parlando delle funzioni fisiologiche, l’integrazione in ambito sportivo ha proprio l’obiettivo di migliorare la performance atletica, ottimizzare l’allenamento o accelerare il recupero muscolare. Riporto un solo esempio perché su questo aspetto potremmo parlare per ore. La creatina, che è una molecola naturalmente presente nei nostri muscoli e nel cervello, è possibile affermare che 3 grammi di creatina al giorno aumentano la performance fisica in caso di esercizio fisico ad alta intensità.

Gli integratori alimentari sostituiscono una sana alimentazione?

Gli integratori non sostituiscono una sana alimentazione, non sono medicinali e non possono esercitare un’azione farmacologica, immunologica o metabolica. Pertanto, il loro uso non ha lo scopo di curare le malattie o di modificarne le funzioni fisiologiche.

Questi prodotti trovano, invece, ampio spazio applicativo nell’ambito della prevenzione del rischio cardio-metabolico nelle cosiddette condizioni precliniche. Ad esempio in caso di alterazioni della glicemia a digiuno, pre-ipertensione, pre-iperuricemia, lasciando ai farmaci il ruolo curativo nella malattia conclamata.

Come si utilizzano e quando servono davvero gli integratori alimentari?

Si utilizzano secondo scienza e coscienza, cioè con giudizio, senza temerli ma senza farne un abuso. Non esiste una metodologia di integrazione valida per tutti i prodotti esistenti in commercio perché ognuno di essi svolge una specifica funzione e per ogni molecola esiste un diverso fabbisogno nelle varie categorie di persone.

Per esempio, per molte vitamine e minerali, uomini e donne necessitano di un diverso apporto, anche in relazione alle diverse fasi della vita. La donna in età fertile presenta un aumentato fabbisogno di ferro rispetto alla controparte maschile per coprire le perdite dovute al ciclo mestruale; oppure la gravidanza e l’allattamento, fasi in cui la donna necessita di un maggior apporto di alcuni macro e micro-nutrienti (proteine, calcio, ferro, zinco, acido folico) per sostenere la crescita dei tessuti sia materni che fetali e per sostenere la produzione di latte materno; ancora la menopausa, fase della vita in cui è fondamentale preservare la salute delle ossa anche attraverso un adeguato apporto di calcio, fosforo, vitamina D e vitamina K.

Integratori alimentari e corretto dosaggio

Per quanto riguarda il dosaggio non esiste una dose che può andar bene a prescindere per tutti. Perché si parte sempre dalla valutazione della presenza e della gravità della carenza nutrizionale. In funzione di questo parametri si instaura un regime di trattamento che può essere più o meno aggressivo in base a quanto è grande il deficit da colmare e quanto velocemente bisogna colmarlo.

Se parliamo di integratori per lo sport, finalizzati a migliorare la performance atletica. In questo caso non c’è una carenza da dover colmare e possiamo avvalerci di dosaggi e metodologie di impiego più standardizzati.

Se ti interessa approfondire l’argomento sugli integratori per lo sport non perdere i miei articoli:

Integratori antiossidanti e performance muscolare

Integratori alimentari per lo sport: efficacia vs pubblicità

Alimentazione sportiva e prodotti utilizzati

Tutti gli integratori sono realmente efficaci?

Il mercato degli integratori in Italia muove un volume di affari di quasi 4 miliardi di euro piazzandosi al primo posto in Europa e neanche il covid è stato in grado di rallentarlo. Proprio la paura di contrarre un’infezione e la speranza di evitare il virus attraverso un potenziamento delle difese immunitarie ha contribuito alla crescita di questo mercato.

Ma l’efficacia è proprio il punto che crea la massima confusione. Questo aspetto ovviamente va a vantaggio di chi ha, come unico interesse, quello di venderli. Un aspetto poco chiaro a chi non ha un background scientifico è la differenza tra significatività statistica ed efficacia clinica.

Quando viene effettuato uno studio scientifico, e questo vale per qualsiasi studio scientifico, non solo per gli integratori alimentari, i risultati vengono giudicati in funzione della significatività statistica. Si tratta di calcoli specifici che ci permettono di dire dal punto di vista statistico, quindi dal punto di vista numerico, se 2 variabili sono o non sono associate tra loro. Se questo può essere sufficiente in laboratorio o in provetta, spesso non è sufficiente quando trasliamo l’utilizzo di un prodotto nella pratica clinica.

Ipotizziamo di effettuare uno studio su un farmaco che dovrebbe servire a ridurre la pressione arteriosa. Bene, alla fine del nostro studio viene fuori che l’utilizzo di quel prodotto, a livello numerico, effettivamente riesce a ridurre la pressione arteriosa, quindi, diciamo che il risultato è statisticamente significativo. Quando poi lo usiamo nella pratica clinica, quindi su una persona in carne e ossa, quel prodotto riesce si a ridurre la pressione sanguigna ma la porta a un valore che non è sufficiente per migliorare lo stato di salute effettivo di quella persona. Allora non ha nessun senso utilizzare quel prodotto.

Gli integratori fanno male?

Nonostante gli integratori alimentari siano sottoposti a una rigida regolamentazione da parte dell’attuale normativa vigente, non si tratta comunque di medicinali, pertanto non è necessaria la prescrizione medica. Questo però non vuol dire che non possono avere effetti collaterali spiacevoli o controindicazioni. Prendiamo l’esempio della vitamina K, è una vitamina quindi verrebbe automatico pensare che fa bene alla salute ma non è sempre così. La vitamina K regola la coagulazione del sangue e se viene assunta in concomitanza con alcuni anticoagulanti orali ne altera l’efficacia. Per questo motivo è sconsigliata in questo gruppo di pazienti. Oppure riprendiamo l’esempio della creatina, bene la creatina migliora la performance sportiva ed è sicura e ben tollerata ma è controindicata in caso di malattia renale, diabete e disturbo bipolare e può interferire con l’assunzione di farmaci nefrotossici.

Quindi è fondamentale conoscere gli effetti di ogni molecola, compresi gli eccipienti a cui potremmo essere allergici. Leggere attentamente i possibili effetti indesiderati, le controindicazioni e le interazioni con altri farmaci e attenersi rigorosamente ai dosaggi consigliati. Inoltre, nella maggior parte dei casi gli integratori non sono stati testati durante la gravidanza e l’allattamento. Spesso ne viene sconsigliato l’utilizzo in queste fasi. La scelta più saggia è quella di rivolgersi al proprio medico. In modo da evitare di peggiorare la propria salute a causa di un utilizzo scorretto di questi prodotti.

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